Street-art fra gli affreschi

Villa Spineda dal Vesco scelta come set fotografico per la collezione Broke

L’azienda trevigiana Broke si affida al celebre writer Flycat per disegnare la sua nuova mini-collezione di t-shirt e jeans: il lancio tra i dipinti di Bernardino Bison a Villa Spineda dal Vesco a Breda di Piave, «luogo ideale per unire i due mondi»

Un vero e proprio salto tra gli affreschi. Il passato si lega al presente, quasi a sancire un rapporto mai spezzato tra il “bello” di un tempo e quello di oggi. Ecco allora che l’arte di strada abbandona muri, piazze, stazioni e carrozze della metropolitana ed entra per la prima volta in un “luogo di delizia” di fine Settecento, Villa Spineda dal Vesco a Breda di Piave, immergendosi nel ciclo di affreschi-capolavoro di Giuseppe Bernardino Bison.

È una sfida curiosa quella ideata dalla Broke, l’azienda trevigiana di street-wear che nel tempo ha vestito personaggi del mondo della musica rap e hip hop come Snoop Dogg, Club Dogo, Frankie Hi-Nrg, J-AX, ma anche atleti e celebrità dello snowboard e dello skateboard (come JM Roura e il collettivo Unlimited Struggle).

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LA STORIA

Per questa occasione la Broke ha deciso di affidare la nuova collezione al milanese Luca Massironi, in arte Flycat, celebre writer e artista hip-hop con alle spalle moltissimi riconoscimenti e mostre in Italia e all’estero. E per il lancio della nuova linea, in edizione limitata (33 capi), disegnata a mano proprio da Flyct e destinata ad una fascia alta di clienti, la società di Villorba ha deciso di mescolare “sacro e profano” unendo idealmente la villa e i suoi affreschi ai “graffiti” di strada dell’artista milanese. «Volevamo legare le due arti – spiega il fondatore di Broke Enrico Saggia – e Villa Spineda dal Vesco, col ciclo di Bison, si sposa perfettamente con la nostra idea. Nel set fotografico creato per il lancio della collezione, che abbiamo chiamato “Capsule Flycat”, i capi disegnati dall’artista si uniscono alla Villa e ai suoi affreschi, in un accordo ideale fra due mondi».

IL PROGETTO

Trevigiano doc, classe 1967, Enrico Saggia è un «imprenditore controvoglia» che avrebbe desiderato soltanto viaggiare. Ma la sua “creatura”, nata nel 1994 insieme ad altri due soci, ha deciso per lui.

 

All’inizio “Broke” parte controcorrente, proponendo in Italia, negli anni della Milano da bere e di tangentopoli, un abbigliamento sì “giovane” ma anche molto americano, destinato soprattutto a chi ama la strada, le gang e l’universo rap. T-shirt gigantesche e jeans con cavallo bassissimo: «Mi ricordo che ci dicevano: ma dove andate conciati così? – sorride Saggia – Erano tempi anche divertenti, al negozio di Milano o di Silea arrivava anche gente che voleva barattare l’abbigliamento con pezzi di fumo. Entravano con il sacchettino e chiedevano lo scambio. Quando abbiamo iniziato, ci siamo ispirati alla scena americana, al mondo hip hop dei sobborghi Usa, ma l’Italia non era ancora pronta. Noi però abbiamo continuato per la nostra strada».

LA RISPOSTA

La tenacia ripaga: «Quando scoppia il fenomeno hip hop, veniamo riconosciuti come prima storica azienda “street wear”. E da lì si inizia a fare sul serio».

 

In un solo anno, dal 1998 al 1999, la Broke passa da un fatturato di 200 milioni di lire a due miliardi e mezzo, «un exploit allucinante che ci ha messo di fronte a nuove sfide – osserva Saggia -. Non era facile gestire una situazione del genere». Poi però, il trio si spezza: nel 2006 muore uno dei tre soci, gli equilibri si alterano, e dopo alterne vicende fatte di separazioni, riunioni e ulteriori separazioni, la Broke rimane nelle uniche mani di Saggia. «Ora sto cercando di circondarmi di persone che mi aiutino nel portare avanti il progetto», fedele a quel logo con il dado a tre lati che gira, «ma che ora non indica più le gang o i seguaci di rap e hip hop, ma un “giovane” controcorrente che ama il pianeta e lo vuole proteggere».

 

Non è un caso che la Broke professi una «filosofia ecoista», che significa «agire in armonia con l’ecosistema, qualunque esso sia», e la traduca in tutta la sua produzione «con azioni concrete adottate nel nostro lavoro quotidiano di produzione di capi di abbigliamento – spiega Saggia – Preserviamo le eccellenze, scegliamo le migliori materie prime, usiamo fibre naturali e sostenibili, e tutto a km zero: i capi vengono pensati e realizzati a mano, dal disegno al confezionamento, a Treviso e dintorni, in partnership con artigiani locali selezionanti. Pezzi unici curati nei minimi dettagli». Perché ora lo street-wear è diventato altro. Strade sì, ma dell’arte.